L’esperienza della preghiera in coppia e con i figli

SETTIMANA ESTIVA – Abano, 25–29 giugno 2005

 

Il nostro figlioletto andò da sua madre in cucina una sera, men-tre lei stava preparando la cena, e le consegnò un foglio di carta su cui era stato intento a scrivere. Dopo essersi asciugata le mani sul grembiule, lei lo lesse, ed ecco cosa vi era scritto: «Per aver taglia-to l’erba, 5 euro. Per aver pulito la mia camera questa settimana, 1 euro. Per essere andato in negozio per te, 50 centesimi. Per aver badato al fratellino mentre tu eri fuori a far spesa, 25 centesimi. Per avere portato fuori le immondizie, 1 euro. Per aver portato una bella pagella, 5 euro. Per avere pulito e rastrellato il giardino, 2 euro. Totale da pagare: 14 euro e 75 centesimi».

Be’, vi dirò, sua madre lo guardò starsene lì in piedi in attesa e, ragazzi, io vedevo i ricordi che le balenavano alla mente. Allora prese la penna, girò il foglio su cui aveva scritto lui, ed ecco cosa vi scrisse: «I nove mesi in cui ti ho portato in grembo mentre tu crescevi: gratis. Tutte le notti in cui ti ho assistito, ti ho curato e ho pregato per te: gratis. Tutti i momenti difficili e tutte le lacrime che mi hai causato nel corso degli anni: gratis.

Sommando tutto, il mio affetto è gratis. Tutte le notti colme di timori e tutte le preoccupazioni che vedevo arrivare: gratis. I giocattoli, il cibo, i vestiti e perfino l’averti soffiato il naso, gratis, figlio mio. E se fai il totale di tutto, il vero affetto è gratis».

Be’, amici, quando nostro figlio finì di leggere ciò che aveva scritto sua madre, aveva dei lacrimoni agli occhi, la guardò in faccia e disse: «Mamma, davvero ti voglio tanto bene». E quindi prese la penna e, a grandi lettere, scrisse: «Tutto pagato».

 

Non è un racconto pedagogico che insegna come comportarsi con i figli, ma è un piccolo racconto, “gratis”, per riflettere sul nostro atteggiamento (e sulla preghiera) nei confronti di Dio, e sulla pazienza e tenerezza che Dio nutre per noi.

La gratuità è veramente una qualità di Dio. Dio dona, Dio si dona gratuitamente, senza condizioni.

Dio che gioisce nel perdonarci, non esprime al massimo il suo amore gratuito?

Il dono del suo Spirito non è un miracolo di gratuità?

E l’Eucaristia, il mettersi nelle nostre mani, in un segno così fragile, non è estrema gratuità e fiducia?

Ebbene, in un mondo dove la logica del mercato e dell’efficienza creano tanta ingiustizia ed emarginazione, abbiamo bisogno di un supplemento di gratuità per salvare il primato della persona e dell’amore! L’efficientismo e l’idolatria del mercato tradiscono il rispetto della persona, soprattutto del più debole.

La preghiera è un dono ed è un richiamo profondo alla gratuità. Chi impara a spendere tempo e amore per stare con Cristo riceve a poco a poco il suo spirito di gratuità, riceve un nuovo modo di guardare la vita, il coniuge, le persone, se stesso.

La tentazione dell’attivismo e dell’efficientismo fa vittime anche tra noi, uomini e donne di chiesa. Vigiliamo e chiediamo allo Spirito di imparare, alla scuola di Gesù, a diventare uomini e donne della gratuità. Persone che sanno amare e donarsi senza rumore e senza cercare applausi.

 

 

 

INTRODUZIONE

 

La preghiera è il respiro intimo di ogni cuore. Dalla preghiera nascono la forza dell’accoglienza, lo slancio per vivere la fedeltà creativa, l’energia per ricominciare insieme tutti i giorni a costruire la coppia, la famiglia. E’ una realtà che ci accompagna per tutta la vita. Una risorsa che siamo chiamati a rendere attiva nella nostra esistenza.

Ma per fare questo bisogna imparare che cosa è e farlo usando un po’ di metodo per evitare che la nostra distrazione o superficialità ci impediscano di cogliere questo frutto gustoso.

Esempio: Sapete andare in bicicletta? Per imparare ci vogliono un minimo di istruzioni, di regole (teoriche), qualcuno che ci insegni … ma poi si impara a pedalare solo provando, cadendo, rialzandosi, … e alla fine ciascuno scoprirà il suo stile.

Questo per dire che si impara a pregare solo pregando, non basta sapere solo la teoria, sapere che per pregare bene è importante scegliere il luogo adatto, il tempo adatto, la posizione adatta… bisogna mettersi sul serio, “sporcarsi le mani”… e avere costanza, pazienza, umiltà.

E aggiungiamo subito che chi impara a pregare impara a vivere! Migliorare la preghiera significa sempre migliorare la vita.

 

 

1 – LA PREGHIERA

 

La grande massa cristiana fatica molto ad andare oltre la preghiera vocale. Siamo troppo abituati alle chiacchiere, anche con Dio.

Siamo tutti ammalati di preghiera parolaia. Orbene, bisogna capirlo una volta per tutte: Gesù non ha insegnato affatto la preghiera parolaia. Tutt’altro!

Gesù, dandoci il Padre Nostro, ha voluto insegnare proprio l’opposto: ha voluto inculcarci la preghiera come atto di amore.

La preghiera vocale è importante, ma è più importante imparare ad amare. Cosa se ne fa Dio delle nostra parole? Dio vuole il nostro cuore. Gesù dandoci il Padre Nostro, traccia davanti a noi un programma di amore. Così ci dà indirettamente la definizione più profonda di preghiera: pregare non è parlare; pregare non è pensare; pregare è amare, è soltanto amare.

E’ la definizione più semplice e più perfetta della preghiera. Così nessuno può tirarsi indietro dalla preghiera, nessuno può dire: “Io non sono capace!”. Sei capace ad amare? Allora sei capace a pregare!

Gesù ci ha consegnato una preghiera non da dire, ma da vivere, una preghiera che è la palestra dell’amore, un esercizio pratico per imparare a far fronte al nostro egoismo, per far calare l’amore di Dio nell’amore a tutti i fratelli, per fare cioè la sua volontà.

Il Padre Nostro è lo specchio dell’amore, è la coscienza critica del nostro amore, è il programma quotidiano per il vivere quotidiano.

E’ il documento che ci testimonia che pregare significa mettersi in crisi nell’amore.

Pregare è soltanto imparare ad amare.

Andrea Gasparino, Lettere sulla preghiera, Elledici

 

 

 

 Una premessa: non si parte da zero!

Grazie a Dio e agli aiuti ricevuti in famiglia, in parrocchia, ognuno di noi ha già una sua esperienza di preghiera, un suo cammino, ha dei momenti in cui “dice” una preghiera… pensa qualche istante a Dio lungo la giornata, chiede aiuto in una difficoltà, in una decisione…

E poi tutti viviamo un appuntamento di preghiera ogni settimana, che è l’esperienza più ricca della preghiera, la vetta: l’eucaristia della domenica, e – diciamolo subito – ogni preghiera deve convergere lì.

Nessuno parte da zero, ma tutti abbiamo bisogno di formazione, perché nessuno di noi può dirsi arrivato. La preghiera è un’amicizia: può sempre diventare più profonda.

 Perché è difficile pregare?

Pregare non è facile: alle difficoltà oggettive ci sembra si aggiungano oggi anche altre difficoltà, dovute al contesto sociale e culturale in cui ci troviamo, in cui siamo immersi e che ci condiziona. Vediamone alcune.

Difficoltà oggettive:

– la preghiera è un atto interiore e spirituale (noi siamo impastati di materia e siamo protesi verso le cose che colpiscono i nostri sensi). La preghiera è comunicare con l’invisibile: non lo vediamo, non lo sentiamo. È difficile sostenere a lungo la nostra attenzione e la nostra concentrazione. Le distrazioni la fanno spesso da padrone;

– la preghiera è anche un atto di intelligenza (e come tutti gli atti di intelligenza, è un lavoro un po’ faticoso). La preghiera vera costa. Noi siamo spesso pigri. Ma anche scettici: siamo abituati a valutare tutto in termini di utilità e di vantaggi e, per questo a qualcuno sembra che pregare non valga la pena, che non si ricavi niente e che quindi si perde tempo. A volte abbiamo l’impressione che i frutti siano scarsi e che comunque sia un’attività da lasciare alla fine, quando proprio non c’è più nulla da fare.

Il contesto sociale:

viviamo oggi in un mondo in cui i valori spirituali passano in secondo piano, sono considerati poco, a volte persino negati. Siamo in una società materialista, in cui c’è scarsa capacità d’interiorizzazione, in cui ciò che viene ritenuto importante è fare, realizzare, conta ciò che si vede, si tocca, ciò che appare.

Esempio: pensiamo alla nostra vita di famiglia, o delle famiglie a noi vicine: riteniamo (giustamente) che alcune cose siano indispensabili e cioè occuparci della casa, della scuola, della salute, dello sport, dei divertimenti, del lavoro. Ma (teoricamente magari no, ma praticamente sì…) riteniamo la vita interiore, la preghiera, la dimensione spirituale non indispensabile (e la si lascia alla totale spontaneità), non le diamo lo stesso valore delle altre cose: i corsi di ginnastica, lo studio dell’inglese…

Abbiamo sempre di più una scarsa abitudine a pensare, ad interiorizzare, ad entrare in noi stessi, a riflettere. Oggi riflettere è un lusso.

– ritmi di vita frenetici. Il ritmo della vita si è accelerato in modo considerevole in questi ultimi decenni; siamo di corsa, pieni di impegni. Le nostre giornate sono come dei cassetti troppo pieni in cui fatichiamo ad infilare tutto, e che a volte non riusciamo a chiudere…; non è facile neppure avere dei momenti di calma e di incontro sereno in casa tra noi.

La fine della giornata, spossati, esausti, il gesto più comodo è accendere “mamma televi-sione” che ci sembra di comandare a bacchetta col telecomando e che non ci fa domande. Ci vuole una dose massiccia di energia e di convinzione per trovare il tempo di pregare.

Il contesto ecclesiale:

a volte ci sono anche nella Chiesa idee sbagliate sulla preghiera, idee distorte o troppo ridotte. Pensiamo alla nostra esperienza passata: forse abbiamo alle spalle esperienze faticose o noiose; oppure la preghiera viene data per scontata: ci è stato sempre detto che dobbiamo pregare, senza spiegarci bene “come”. O, ancora, abbiamo imparato una preghiera che andava bene quando eravamo bambini e adolescenti. A volte la catechesi e le attività della parrocchia non ci hanno aiutato in questo senso.

Esempio: ci capita talvolta, anche in riunioni tra gente formata e sensibile, questo fatto: la preghiera è vista come leggere affrettatamente una formula fatta da altri. Si insinua l’idea che pregare è dir parole (vedi come si recita il rosario in tante chiese…), dunque non serve, si perde tempo: oppure è un “rito” dovuto in quanto cristiani, non messo in discussione, ma che non ci tocca.

Il comandamento dell’amore è conosciuto da tutti i credenti; anche se non è facile metterlo in pratica sul serio, tutti però sanno che rappresenta un impegno importante per ogni cristiano; così il perdono. La preghiera invece sembra non sia passata allo stesso modo nella coscienza dei cristiani, nonostante l’insistenza di Gesù: «Bisogna pregare sempre» (Lc 18,1); anzi si tende quasi a giustificare la mancanza di preghiera appellandosi alla pratica della vita cristiana!

È luogo comune sentir dire che “quello che vale è essere onesti, è aiutare il prossimo, dare una mano quando si può”, criticando volentieri quei cristiani che vanno sempre a Messa, sono sempre in chiesa ma poi sono indisponenti con tutti. Sembra quasi che le due cose non possano andare d’accordo, invece hanno bisogno l’una dell’altra!

 La preghiera non è un dovere, ma un dono

Provate a farvi una domanda: sentite la preghiera prima di tutto come un dovere? Fin dalla nostra adolescenza ci è stato detto che un buon cristiano “deve” pregare.

Se non è sbagliato sentire la preghiera come un dovere, perché è un “buon” dovere, tuttavia sentirla “soprattutto” o “prima di tutto”, o “solo” come un dovere è sbagliato: a un certo punto essa diventerà un peso insopportabile e la abbandoneremo.

Esempio: anche il lavoro è un dovere, ma se lo viviamo prima di tutto o esclusivamente così, sarà un impegno pesantissimo! Il lavoro invece deve essere sentito come un modo per realizzarsi e per essere utili alla società; è naturale a volte sentirne il peso, ma porta anche soddisfazioni e benefici…

Se avessimo scoperto che la preghiera è prima di tutto e soprattutto un dono… la potrem-mo lasciare, l’avremmo lasciata? No! Vi confesso che noi abbiamo faticato molto (abbiamo impiegato anni) per arrivare a sentirla così.

La preghiera dunque non è tanto una mia costruzione, un’attività che dipende esclusiva-mente da me, dalla mia volontà, ma è innanzitutto un dono che ricevo gratuitamente. Certo, devo fare la mia parte, ma so che non ho fatto nulla per meritarla.

Esempio: mi ha colpito nella vita di Madre Teresa, venire a sapere che lei, nonostante fosse una donna di alta profondità interiore, ha vissuto un lungo periodo di aridità spirituale, di silenzio da parte di Dio, che l’ha fatta soffrire molto. Chi più di lei avrebbe dovuto meritare il calore del rapporto con Dio?

La preghiera è un dono: il poter parlare con Dio, essere presi sul serio, poterlo chiamare Padre, con verità poter ascoltare Dio nella coscienza, nelle situazioni poter comunicare con Lui…. Ci dovrebbe essere stupore di fronte a questo. Non dovremmo tanto chiederci: “perché devo” pregare? Ma: “posso davvero” pregare?

Sì, lo Spirito Santo datoci nel giorno del battesimo ci fa comunicare con Dio. Non attraver-so visioni o apparizioni per pochi eletti, o in modo rumoroso, ma nell’amore e nella libertà.

Non è una strada tutta da inventare, è un dono da accogliere (e da chiedere). Non è un prendere possesso di Dio, ma un lasciarsi possedere e amare da Dio.

Noi non siamo condannati alla solitudine: la preghiera è un dono perché ci permette di vivere tutta la nostra vita in riferimento a Dio, in alleanza con Lui.

In conclusione: Dio non ci dona la preghiera per aggiungerci un peso in più, ma per poterci dare, attraverso di essa, luce, forza, perdono, tutti i giorni della nostra vita.

Un ultimo esempio: è come stare di giorno in una stanza con la finestra chiusa, le persiane abbassate, la luce accesa: nessuno ci obbliga ad aprire la finestra, ma, se non lo facciamo, a lungo andare l’aria ristagna, viene la muffa e si impregnano di odore di chiuso anche le pareti. Aprire sovente quella finestra può essere faticoso ma porta innegabilmente anche dei vantaggi.

 Che cos’è la preghiera?

Proviamo a dare una definizione: la preghiera è un incontrocon una persona (viva)… una relazione che diventa legame (amicizia), come il rapporto fidanzati-sposi.

Per noi l’esser coppia è un grosso aiuto per capire e vivere la preghiera, come la preghiera può diventare un grosso aiuto per capire e vivere il nostro esser coppia: lo vedremo dopo.

Ora, per spiegare cos’è la preghiera, pensate a questa immagine, che mi aveva aiutato molto: la preghiera è come un’autostrada a 3 corsie, bassa velocità (preghiera vocale), velocità normale (preghiera di ascolto), alta velocità e sorpasso (preghiera del cuore).

– La preghiera vocale, ma aggiungiamo “attenta”.

Gesù ha praticato e insegnato la preghiera vocale, la Chiesa vi fonda la sua liturgia. L’ani-ma è la concentrazione, sennò c’è superficialità, disattenzione, fretta, le formule diventano parole vuote, un monologo (che non è ancora preghiera perché il centro sono solo io).

I rimedi possono essere dir poche parole, ripeterle fino a farle penetrare nel profondo di me stesso, “ruminarle”, o fare una preghiera spontanea e personale, usare parole mie, mettere il cuore nelle parole, cioè far corrispondere alle parole un atteggiamento.

Il primo passo è senz’altro accorgermi che Dio è presente, e poi mettermi io alla sua presenza; quanto spesso siamo assenti (e fuggiaschi) davanti a Dio, ma lo siamo anche nei doveri, con gli altri, con noi stessi; siamo molto più propensi a concentrarci sul passato o sul futuro, che sul presente; per fortuna Dio ci conosce, ci ha fatti lui!

– La preghiera di ascolto: siamo al dialogo, all’incontro.

È tacere e riflettere, è ascoltare quel che Dio ha da dirmi … oggi! La sua è sempre una parola amica, capace di consolare le mie tristezze, è una parola viva, che guarisce, rafforza, salva. Ma ci vuole il silenzio, non il rumore.

La preghiera di ascolto la si fa interrogando la vita (di fronte ai problemi, le pene, le gioie della giornata…) ed interrogando la Parola di Dio (solo lì capisco chi è veramente Dio).

Ci deve essere schiettezza, concretezza, devo buttare giù le maschere davanti a Dio, mettere il dito sulla mia piaga, lasciarmi interrogare dal suo amore per me.

– La preghiera del cuore: è la vetta!

È una preghiera di amore, fatta di profondo silenzio, una semplice presenza davanti a Dio, amandolo.

Come diceva il curato d’Ars: io lo guardo, lui mi guarda. È una preghiera di altissima qualità, ma è una corsia di sorpasso, ci è dato di sperimentarla solo a volte. Però bisogna puntare lì, con entusiasmo e con sistematicità, senza arrenderci alle difficoltà e farci scoraggiare.

 I frutti della preghiera

Tuttavia ciò che conta nella preghiera non è l’esser stati bene, l’aver ottenuto la pace interiore, esser stati concentrati, ma amare! La legge della preghiera è l’amore, un amore ben incarnato; vale a dire che se la mia preghiera è vera, mi cambia la vita! Pregare è amare, pregare è cambiare: non è anche così nel rapporto di coppia?

Ecco un parallelismo che, letto nelle due dimensioni (preghiera e rapporto di coppia) può aiutarci a capire quanto la preghiera autentica abbia le stesse caratteristiche della vita di coppia, a partire dal senso del primo appuntamento, fino al rischio dell’abitudine…:

nasce dal bisogno di una ricerca (il rapporto è un cercarsi, desiderarsi…), che sfocia in un incontro, che diventa relazione,

si sviluppa nella consapevolezza che Dio è presente (nella coppia non sono da solo… e chi mi sta accanto non è uno qualunque…), e dove anche io sono presente…

si svolge con un linguaggio personale, intimo (la coppia ha un rapporto esclusivo…),

è un rapporto dinamico, fatto di silenzio, ascolto, parole, accoglienza, emozioni, progetti, decisioni, verifiche (come nella relazione della coppia…), è un cammino di AMORE a tappe che cresce nel tempo,

che coinvolge gli eventi che accadono, coi relativi stati d’animo, richiesta, fatica, perdo-no, gioia, ringraziamento, senso di solitudine, rabbia, preoccupazioni, stanchezza, celebrazioni, (tutti atteggiamenti vissuti nello scorrere quotidiano della vita di coppia… fatta anch’essa di luce e di buio),

che implica eventi e persone che stanno al di fuori di me (la coppia non è un’isola…),

che se è vera “crea”, cioè dopo non mi lascia uguale a prima: mi trasforma, mi purifi-ca, mi incoraggia, mi fa mettere in discussione, mi fa capire meglio certe cose o anche cambiare idea, mi arricchisce, mi rinnova (così è una relazione dinamica di coppia… che è feconda),

che se alimentata, diventa un legame sempre più profondo, una necessità vitale.

anche se a volte richiede sforzo e volontà di comunione, umiltà nel ricominciare, mi scomoda un po’ (ma anche la convivenza mi obbliga a lottare contro la mia pigrizia…), ed è fondamentale aiutarsi reciprocamente.

Capite che una preghiera concepita e vissuta così, è viva, attuale, personale, una preghiera vissuta così è tutt’altro che astrattezza, falsità, evasione.

2 – LA PREGHIERA DI COPPIA

 

 

Pregare insieme; pregare da sposi; pregare nella luce del grande Sacramento: ecco il segreto del Divino incremento.

Pregare da sposi in ordine alle esigenze spirituali e ai doveri, virtù e bisogni della vita nuziale è centrare l’obiettivo della propria preghiera. Pregare nella luce del grande Sacramento è pregare sacramentalmente, è associarsi alla preghiera di Cristo e della Chiesa, è riecheggiare la preghiera liturgica del grande Sacramento.

La preghiera nuziale “adora” il grande Mistero delle Mistiche nozze di Cristo e della Chiesa.

La preghiera nuziale “ringrazia” della vocazione al Santo Matrimonio da parte del Padre, e della elevazione del Matrimonio a Sacramento da parte di Cristo e di avere aperto in esso la via alla santificazione, da parte dello Spirito Santo.

La preghiera nuziale si “esalta” nel vedersi fatta incarnazione e riflesso vivente delle Mistiche nozze di Cristo e la Chiesa.

La preghiera nuziale si “accende” di propositi e speranze di vivere nella luce degli esempi di fedeltà, castità, fecondità di Cristo e della Chiesa.

La preghiera nuziale si “effonde” nell’invocare sulla vita nuziale la ricchezza dei doni di Dio, perché sia santa, benedetta, felice, allietata di care creature, confortata nell’ora del dolore.

La preghiera nuziale è eco alla preghiera della Chiesa, nella mirabile Liturgia della celebrazione del Grande Sacramento, e sgorgando da due anime sacramentalmente fuse in unità vivente, assurge a preghiera sacramentale; è una liturgia vivente.

La preghiera nuziale si “espande”; dalla Casa della Preghiera che è la Casa del Signore, il Tempio, alla casa nuziale che del Tempio è religioso riflesso e perciò benedetta dalla Chiesa nel suo insieme e nei suoi dettagli: le Sacre Immagini, la camera e il talamo nuziale, “vera piccola Chiesa”.

P.Enrico Mauri, Vivere nello splendore il Sacramento del Matrimonio

 

 

 

 A questo punto due premesse

La prima: noi abbiamo diviso il tema in tre: la preghiera (personale), la preghiera di coppia, la preghiera della famiglia, ma sono come dei cerchi concentrici. È molto sottile il confine tra loro, non lo si può tagliare col coltello; anzi, ognuna alimenta ed è espressione dell’altra, sono concatenate intimamente e non sono cose diverse.

La seconda: Speriamo poi che non sia venuto fuori un pensiero di questo tipo: “la preghi-era è una roba da santi (Madre Teresa, Padre Pio, …) ed è per i preti, le suore…. Per chi ha una vocazione speciale… ma noi… immersi in un mondo di impegni, lavoro, figli, ecc.”

No! Il dono della preghiera è per tutti, perché lo Spirito è in te, come in me, come nel Papa e nei più grandi Santi, e vuole insegnarti a pregare nella tua situazione, proprio la tua! Tu operaio, tu ingegnere, tu mamma, tu marito…

Certo, non potrai stare 3 ore al giorno in chiesa come un monaco: sarebbe tradire te stesso! Ma forse puoi trovare un’ora, o anche solo 10 minuti (che sono meno si 1/100 di 24 ore!) perché la tua vita si apra alla luce di Dio.

Abbiamo detto che la preghiera è qualcosa di molto incarnato, perciò no alle fotocopie! Ognuno di noi parla, cammina, sorride, soffre… in modo diverso da tutti gli altri… Perché dovrebbe pregare in modo identico a sua moglie, al parroco…? Teniamolo presente, perché vale anche per la preghiera di coppia: ogni coppia è diversa dall’altra, ogni coppia ha la sua identità ben specifica.

 La preghiera di coppia è una novità

Siamo di fronte ad un campo abbastanza nuovo: non c’è una tradizione nella preghiera di coppia. Vi sono alcune recenti significative esperienze (Caresto, Equipe Notre Dame) ed altre ancora sommerse o silenziose.

c’è una millenaria tradizione monastica sulla preghiera individuale;

sulla preghiera laicale già ci si trova un po’ spiazzati: ci è stata insegnata come un fatto individuale o al massimo come realtà comunitaria;

ma sulla preghiera di coppia mancano punti di riferimento, ci sembra di “adattare” sche-mi lontani dalla realtà della coppia, di dover sempre improvvisare…

…e la cosa è singolare, visto che la preghiera cristiana ha una sua origine domestica (come leggiamo negli Atti); la fatica sta nel trovare la propria strada e dimensione, o ancorarla ad esperienze di altri che ci possano aiutare…

Ma si tratta anche di una sfida e una risorsa, nel senso che siamo più liberi di inventa-re, creare, plasmare, partendo proprio dalla vita reale della nostra coppia, e non altrove.

 Cos’è la preghiera di coppia?

Come tutte le realtà un po’ difficili da definire, per chiarire “cos’è” è forse più facile comin-ciare a dire “cosa non è” la preghiera di coppia:

– non è la somma di due preghiere: come la coppia non è la somma di due individui. È qualcosa di nuovo e di originale, che ha le sue caratteristiche, le sue peculiarità. Si tratta di fissare lo sguardo non in un Dio lontano, ma nel Dio-Amore presente in mezzo a noi, che ci ha sognati, preparati, fatti incontrare, voluti insieme, accompagnati fino ad ora…

– non è un optional nella vita di coppia: è un modo per imparare ad amarci di più. Può davvero essere qualcosa di fondativo e di fondamentale. Perché se la preghiera è fare esperienza di Dio, questa esperienza non è qualcosa di astratto o avulso dalla nostra sto-ria; se siamo coppia, andiamo a Dio “come coppia” (altrimenti vado a Dio in modo finto).

Noi che collaboriamo nei percorsi per fidanzati ci siamo trovati spesso ad affermare che la spiritualità di coppia è fondata su 3 pilastri: dialogo, sessualità, preghiera. Ma nella vita concreta fatichiamo ad intenderla e viverla come fondamentale: la preghiera di coppia è una dimensione ancora molto da scoprire e da vivere.

Esempio: se due vostri amici sono in crisi (e sono cristiani) quali consigli siamo più propensi a dare: vi siete confrontati con qualcuno (psicologo, sessuologo)? Non ci sfiora la mente il dir loro: avete provato a pregare insieme per questo?

La preghiera di coppia è spesso quella perla preziosa che abbiamo in casa, ma nascosta in un angolo, inutilizzata, spesso dimenticata.

E ora proviamo a dire cos’è la preghiera di coppia.

Può essere un pregare insieme, un pregare vicini, ma non è solo questo.

La preghiera di coppia è quell’atto che ci eleva, ci mette in relazione con Dio e contemporaneamente ci abbassa, in una rinnovata relazione con l’altro.

Dunque nella preghiera di coppia, non più “io come singolo”, cerco una relazione con Dio, ma “noi come coppia”. Il rapporto è noi-Dio: questo non è poi così ovvio.

Cos’ha di specifico la preghiera di coppia?

Rispetto alla preghiera del monaco si può bluffare molto di meno: è l’abbassamento che sancisce la verità e l’autenticità di quella elevazione.

Esempio: in parole povere: se ho pregato con mio marito in un certo modo e poi la mia preghiera non porta frutti, cambiamenti ad una vita rinnovata, lui se ne accorge subito. È una risorsa incredibile: quanti conflitti si sgonfierebbero come palloncini…

– è una lente di ingrandimento sulla nostra vita di coppia: attraverso la preghiera spe-rimentiamo e intuiamo nell’ordinarietà della nostra relazione la presenza di Dio. Sappiamo che Dio è in noi e tra noi col Sacramento, ma se non preghiamo non ce ne accorgiamo.

una grande potenzialità della preghiera di coppia è che le nostre differenze possono diventare ricchezza reciproca. Questo vale concretamente nella vita di coppia: l’esser coppia è diverso e “di più” che essere due singoli, c’è un valore aggiunto.

Lo stesso vale, può valere per la preghiera di coppia, se le differenze sono viste non come un ostacolo, ma come una ricchezza, una risorsa.

Se è vero che in molte coppie ci sono difficoltà concrete: formazione, sensibilità, tempi diversi o problemi gravi (pensiamo alle coppie ferite, separate…), ciò che importa (anche da solo) è presentarmi a Dio come coppia, non lasciar fuori l’altro, sentirlo e portarlo con me nel cuore.

 Su cosa si fonda la preghiera di coppia?

Qual è il fondamento, su quale consapevolezza si costruisce la preghiera di coppia? È l’esser coppia, a immagine di Dio, fondata sul matrimonio.

– L’esser coppia: Gen 2,24 «l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola», cioè una cosa sola, una realtà nuova. Una relazione esclusiva (nella diversità…), unica ed irripetibile, distinta da tutte le altre affettività che comunque vivo, una relazione contraddistinta dalla corporeità, il dono più prezioso. Non posso metterla da parte: una ricerca spirituale che prescinde dalla corporeità vuol dire lasciar fuori la coppia!

– a immagine di Dio: Gen 1,27 «Dio creò l’uomo a sua immagine, maschio e femmina li creò»: l’immagine di Dio non è né maschio né femmina, ma maschio e femmina insieme. Cioè diventa immagine di Dio la loro relazione, la loro comunione piena, quella intimità totale. Vale a dire che più siamo uniti, più mostriamo al mondo il volto che Dio ha voluto darsi. Pensiamo alla Trinità: non è forse una relazione di persone che si amano?

– fondata sul matrimonio: Mt 18,20 «dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro». Non sappiamo se quando Gesù pronunciò queste parole avesse in mente proprio la famiglia nucleare del duemila: padre madre e “un” figlio! Ma ci fa capire che in quella realtà di relazioni, in quella coppia (nella nostra…) Dio abita! Dio dunque non è un estraneo, ma uno di famiglia.

Il sacramento del matrimonio non è una semplice benedizione: è presenza di Dio tra gli sposi. La preghiera di coppia non è altro che riconoscere questa presenza di Dio tra gli sposi: se non lo facciamo, il sacramento perde di significato.

A volte noi consideriamo il sacramento del matrimonio come le sue foto, che stanno là in un cassetto: foto che ogni tanto apriamo e guardiamo, ma che ogni anno che passa ci sembrano più lontane, sbiadite, invecchiate. Invece il matrimonio è una realtà dinamica e un dono da vivere ogni giorno, ecco il senso di quell’abitare di Dio. E per riuscirci abbiamo bisogno della preghiera; la preghiera autentica ci fa aprire gli occhi sulla vita che viviamo, vigila sul rapporto di coppia, diventa insomma “fondante” della coppia.

La preghiera sottostà alle medesime leggi della coppia: se non si cresce, si regredisce, ci si scopre a poco a poco estranei, viene a mancare il legame che ci unisce. In sostanza la preghiera di coppia è autentica quando alimenta e dà vita alla relazione di coppia e viceversa, quando cioè portiamo nella preghiera proprio la vita di coppia nella sua concretezza, e da lì partiamo per vivere!

 Qualche suggerimento pratico

Annotiamo alcuni suggerimenti, tratti dalla nostra piccola esperienza e da quella di altri amici. Intanto è fondamentale cercare uno stile ed una modalità adatti alla nostra coppia (no alle fotocopie) ed alla nostra coppia “oggi”, “in questo momento”…

Esempio: spesso consideriamo la preghiera come un vestito che ci sentivamo bene addosso quando eravamo adolescenti, e facciamo di tutto per indossarlo anche da adulti, solo che ci sta stretto e così lo buttiamo via: invece basterebbe allargarlo, aggiustarlo su misura; dobbiamo essere elastici, creativi, originali, … essere noi stessi così come siamo oggi. Ma è un lavoro che richiede anche fatica e impegno.

Perciò occorre partire dal poco, da qualcosa di molto semplice, alla portata di tutti: una preghiera vocale attenta (un salmo, una lettura biblica, la liturgia delle ore, una decina del rosario…); delle intenzioni spontanee di preghiera (superando gli ostacoli dovuti al pudore, alla vergogna di proporre, di ricominciare…); pregare qualche volta vicini; durante la giornata vivere il legame della preghiera (se vale per i defunti, perché non per noi? Pregare per te è molto più che pensarti…); confidarsi in coppia per trovare i modi, i tempi e le forme più adatti per rivolgersi a Dio come coppia; farsi aiutare, cercando occasioni (perché da soli è difficile) in cui coltivare il dialogo e la preghiera.

 

 

3 – LA PREGHIERA DELLA FAMIGLIA

 

La preghiera familiare ha sue caratteristiche. E’ una preghiera fatta in comune, marito e moglie insieme, genitori e figli insieme. La comunione nella preghiera è, ad un tempo, frutto ed esigenza di quella comunione che viene donata dai sacramenti del battesimo e del matrimonio. Tale preghiera ha come contenuto originale la stessa vita di famiglia, che in tutte le sue diverse circostanze viene interpretata come vocazione di Dio e attuata come risposta filiale al suo appello: gioie, dolori, speranze e tristezze, nascite e compleanni, anniversari delle nozze dei genitori, partenze, lontananze e ritorni, scelte importanti e decisive, la morte di persone care, ecc. segnano l’intervento dell’amore di Dio nella storia della famiglia, così come devono segnare il momento favorevole per il rendimento di grazie, per l’implorazione, per l’abbandono fiducioso della famiglia al comune Padre che sta nei cieli.In forza della loro dignità e missione, i genitori cristiani hanno il compito specifico di educare i figli alla preghiera, di introdurli nella progressiva scoperta del mistero di Dio e nel colloquio con lui. Elemento fondamentale e insostituibile dell’educazione alla preghiera è l’esempio concreto, la testimonianza viva dei genitori: solo pregando insieme con i figli, il padre e la madre, mentre portano a compimento il proprio sacerdozio regale, scendono in profondità nel cuore dei figli, lasciando tracce che i successivi eventi della vita non riusciranno a cancellare. Una finalità importante della preghiera della Chiesa domestica è di costituire, per i figli, la naturale introduzione alla preghiera liturgica propria dell’intera Chiesa, nel senso sia di preparare ad essa, sia di estenderla nell’ambito della vita personale, familiare e sociale. Di qui la necessità di una progressiva partecipazione di tutti i membri della famiglia cristiana all’Eucaristia, soprattutto domenicale e festiva, e agli altri sacramenti, in particolare quelli dell’iniziazione cristiana dei figli».

Familiaris Consortio 59-60-61

 

 Dio c’è, ma bisogna fargli spazio

«Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro». Quest’affermazione può essere applicata a tutti i cristiani che credono e vivono la loro fede con altri, ma può valere in modo speciale per la famiglia.

Gesù ci dice: “io sono tra voi, nella vostra famiglia, abito la vostra casa, ci sono sempre”.

È un dato di fatto: se crediamo in Lui, dobbiamo credere anche a questa sua parola: c’è, anche se noi ce lo dimentichiamo, anche se siamo stanchi e distratti, Lui c’è. Anche se non ci pensiamo, se non lo pensiamo, o se lo pensiamo solo per alcuni minuti; anche se forse non crediamo realmente e profondamente alla Sua presenza, Lui c’è.

Gesù Cristo abita stabilmente, fedelmente, discretamente la nostra famiglia e la nostra casa.

Purtroppo il problema è che noi non consideriamo Gesù come “uno di famiglia”, o come una persona reale, viva. La sua presenza nelle nostre case assomiglia di più a quella di un “fantasma” (come le donne la prima volta che vedono Gesù risorto…): un essere misterioso, che ogni tanto vaga per le nostre stanze, ogni tanto batte un colpo; ogni tanto ci fa paura.

Però, se c’è qualcosa che non funziona in casa nostra e nella nostra famiglia, magari ce la prendiamo con lui.

In realtà Gesù ci ha detto: Mt 28,20 «io sono con voi tutti i giorni», non ha detto “può darsi” che ci sia…, o ci sono “in alcune occasioni” …. Egli è con noi in modo completo e assoluto, non idealmente, non virtualmente.

Riconoscere la sua presenza significa fare un atto di fede grande. Siamo un po’ tutti come san Tommaso: siccome non lo vediamo e tocchiamo realmente in casa nostra, forse non ci crediamo. Gesù dice: «Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno » (Gv 20,29) ma credere non è qualcosa di astratto e generale: per noi che siamo famiglie è credere realmente che Lui abita la nostra famiglia, proprio la nostra.

Gesù quindi c’è, tuttavia noi ci accorgiamo della sua presenza solo se gli facciamo posto nella nostra casa, nella nostra famiglia. Gesù può esserci solo se gli diamo insieme del tempo e dello spazio, in un luogo preciso della nostra casa: siamo fatti di materia, quindi anche l’incontro con l’Assoluto deve avvenire in modo concreto. Altrimenti Gesù resta una presenza così discreta che possiamo passare tutta la vita senza accorgerci di lui.

La preghiera in famiglia parte da questo: riconoscere la sua presenza viva e reale tra noi; non è pronunciare delle parole vuote e disincarnate dalla nostra realtà, rivolgendole ad un’entità lontana e distante.

Riprendiamo le parole del Papa: «famiglia credi in ciò che sei». Cos’è la famiglia? Nella Familiaris Consortio (FC) la famiglia è definita chiesa domestica. Se noi crediamo che in Chiesa ci sia Gesù, anche nella nostra famiglia, piccola chiesa, comunità di vita e di amore, allo stesso identico modo Lui c’è.

 

 Caratteristiche della preghiera della famiglia

Prendiamo come riferimento un passo della FC (al numero 59), che è davvero illuminante!

«La preghiera familiare ha come contenuto originale la stessa vita di famiglia, che in tutte le sue diverse circostanze viene interpretata come vocazione di Dio e attuata come risposta filiale al suo appello: gioie, dolori, speranze e tristezze, nascite e compleanni, anniversari delle nozze dei genitori, partenze, lontananze e ritorni, scelte importanti e decisive, la morte di persone care, ecc. segnano l’intervento dell’amore di Dio nella storia della famiglia, così come devono segnare il momento favorevole per il rendimento di grazie, per l’implorazione, per l’abbandono fiducioso della famiglia al comune Padre che sta nei cieli».

– La preghiera familiare ha come contenuto originale la stessa vita di famiglia: cioè si parte di lì, dalla vita di famiglia. Ritorna il concetto di concretezza: portare la vita nella preghiera, la preghiera nella vita, nient’altro. In altre parole la vita illumina la preghiera e la preghiera illumina la vita, ed è originale, cioè diverso da tutti…).

Poi fa l’elenco di com’è fatta questa vita: gioie e dolori, ecc… Potremmo aggiungere bat-tesimi, cresime, viaggi, malattie, litigi, feste…, ma anche lavarsi i denti, affettare il salme, allacciarsi le scarpe…; comprende cose belle e brutte, stati d’animo, eventi, appuntamenti, ecc.. cioè proprio “tutto”! E chi più ne ha, più ne metta!

E “tutto” è momento favorevole per vivere le diverse forme di preghiera: ringraziare, chiedere, lodare, supplicare, adorare, contemplare, chiedere perdono, offrire…

Facciamo a questo punto un piccolo spot: ringraziare (che pensando all’autostrada, potrebbe essere la corsia preferenziale del Telepass…). Crediamo che questa sia la preghiera più semplice, alla portata di tutti, che non stanca; bastano poche parole e l’idea che Dio è un Padre buono e ha una delicatezza infinita. È la preghiera adatta specialmente ai bambini (e noi adulti dobbiamo imparare lo stupore da loro), abitua a vedere i doni di Dio, ad aprire gli occhi, alla gioia; è come andar per raccogliere fiori: più si cercano, più si trovano, ed è impossibile raccoglierli tutti! La preghiera di ringraziamento per le cose belle è un allenamento, una preparazione ad accettare le cose che ci costano di più: ringraziare per quelle è senz’altro la vetta.

La preghiera della famiglia, come dice in sintesi la FC, è abbandono fiducioso della famiglia al comune Padre… (e qui ci viene in mente la preghiera del Padre Nostro, data da Gesù ai discepoli quando gli chiesero «insegnaci a pregare» (Lc 11,1); questa preghiera, della “famiglia di Dio”, è la via maestra di tutte le preghiere), perché tutto segna (anche) l’intervento dell’Amore di Dio nella storia della nostra famiglia. Cioè possiamo ricevere l’Amore in ogni cosa, Dio può intervenire, anzi, lo fa: sta a noi accorgercene (a volte lo fa in modo evidente, a volte nascosto). Questo pensiero è l’elogio della quotidianità, della ferialità, della normalità di una famiglia, che assume un valore altissimo, a volte da noi disprezzato e mal sopportato.

in tutte queste circostanze… la vita di famiglia viene interpretata come vocazione di Dio e attuata come risposta filiale al suo appello. Cioè in tutto siamo chiamati a rispondere all’amore di Dio; sta qui la nostra felicità, la nostra piena realizzazione.

Riassumendo potremmo riascoltare le parole di Gesù: «Non chiunque dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre» (Mt 7,21).

Il difficile è appunto questo: non è “pregare” (= dire), ma “fare”!! è questo che Dio vuole, noi siamo chiamati a rispondere, ed è per questo che abbiamo bisogno della preghiera vera: per capire “cosa” fare, cosa chiedere, e poi per “avere la forza” di farlo.

 I frutti della preghiera in famiglia

La preghiera in famiglia, o meglio pregare Dio insieme un unico Padre, ci porta a riconoscere e a fare un’esperienza unica, però intensa, della dignità, della ricchezza, della sacralità di ogni membro della famiglia. Ogni persona della famiglia ha un valore sacro perché figlio di Dio; dobbiamo evitare atteggiamenti di omologazione, di oppressione e di possesso, ma maturare uno sguardo di contemplazione sull’altro, sugli altri: sono soggetti che in parte ci sfuggono. Solo Dio può conoscerli appieno.

Quando si prega insieme si fa anche insieme l’esperienza della povertà di ciascuno: c’è sempre qualcosa da chiedere, ci scopriamo vulnerabili e limitati. Portare insieme davanti a Dio certe difficoltà famigliari, senza nascondersele a vicenda, ci prepara al perdono e ad una rinnovata fiducia reciproca, oltre ad una consolazione che scaturisce dall’averle messe nella Sue mani.

Pregare insieme aiuta a rafforzare i legami di unità e di amore tra i membri della famiglia.

La preghiera ci aiuta anche ad allargare l’orizzonte della famiglia, e ad impedire che essa viva rinchiusa su se stessa e sul proprio ombelico. Se preghiamo, infatti, facciamo propri gli orizzonti di Dio, acquistiamo la dimensione dell’universalità. Una famiglia che prega, implicitamente è portata ad affacciarsi alla finestra, a guardare oltre, a desiderare il cammino con altre famiglie. La preghiera è luogo per interrogarsi circa la propria solidarietà con i poveri della terra, circa l’essere testimoni oggi.

La preghiera in famiglia, se autentica, genera anche uno stile di vita coerente, cioè porta a comportamenti e scelte concrete, che possono diventare profetiche: nella preghiera in famiglia ci interroghiamo davanti al Signore sulle scelte, sulle decisioni, sulle responsabilità, grandi e piccole, che ci competono nella vita di tutti i giorni, nella sfera ecclesiale, sociale, civile, ecc.

 Alcune piste concrete

Per finire, quali strade e percorsi concreti può assumere la preghiera in famiglia? Due aspetti la caratterizzano: essa è intensa più che lunga, ha anche forme esplicite, ma spes-so è più implicita che esplicita. Ecco alcuni suggerimenti spiccioli, utili anche ai bambini:

– Far sì che l’ambiente di casa parli di Dio e ci aiuti ad elevarci a Dio; tutti abbiamo bisogno di segni esteriori, a volte servono più delle parole. Alcuni esempi: una lavagnetta su cui scrivere una Parola di vita ogni giorno od ogni settimana, che serva come impegno per tutti e come elemento di comunione; esporre un’immagine, un’icona, un crocifisso, una Bibbia aperta (sulla quale però non lasciar depositare la polvere!…); creare un “angolo di Dio” in cui pregare e raccogliersi, con delle candele accese; qui la fantasia è libera!

– Valorizzare certi momenti quotidiani, importanti per la nostra vita di tutti i giorni, come l’alzarsi al mattino, i pasti, l’andare a dormire; è bello (come abbiamo più volte vissuto nei campeggi) far sì che il primo pensiero della giornata, come l’ultimo, sia per Dio.

– Valorizzare certi momenti occasionali significativi, come abbiamo appena letto nella FC, quali partenze, notizie positive, malattie, vacanze. Soprattutto le tappe religiose tipiche di ogni famiglia, come battesimi, prime comunioni, cresime, matrimoni, lutti.

– L’Eucaristia domenicale: Cristo unisce e rinnova la famiglia, a messa capiamo che non siamo singoli davanti a Dio. È anche occasione di incontro con altre famiglie, appartenenti alla parrocchia, “famiglia di famiglie”.

– Sottolineare i periodi liturgici, come l’Avvento (con le quattro candele, il presepe) e la Quaresima (con il digiuno, magari parzialmente televisivo!), oppure riscoprire la figura di Maria nel mese di maggio.

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