Il mistero dell’incarnazione già vive nelle case degli sposi non per i loro meriti ma come dono che lo Spirito Santo effonde incessantemente.
Parlare quindi di mistero dell’incarnazione e vita di coppia non è presentare una meta irraggiungibile di perfezione, ma scoprire i passi che già compiamo e che custodiscono la nostra comunione. Ecco il riflesso di Dio in noi, anzi la Sua scintilla di vita!
Qui a Loreto in particolar modo siamo incitati dall’esempio della vita della Santa Famiglia a farci cercatori di segni e gesti di cura della relazione fra la coppia, nel rapporto genitoriale, con le nostre famiglie di origini, la comunità ecclesiale e sociale.
Il mistero dell’incarnazione e le vicende della famiglia di Maria e Giuseppe con Gesù ci regalano tratti a cui ispirarci per contemplare la presenza di Dio nella nostra dinamica di vita di coppia e di famiglia.
L’incarnazione è un evento di comunione, non solo manifestazione di potenza divina, è il mistero per il quale Dio si fa uomo, entra in relazione intima e profonda con la sua creatura attraverso il Figlio Gesù. E realizza il proprio disegno d’amore nei confronti dell’uomo.
L’incarnazione è accoglienza totale, ecco perché è anche vero mistero di amore nuziale.
Maria accoglie i timori, infatti lascia trasparire chiaramente i suoi sentimenti: “ella rimase turbata”. Ma il mistero dell’incarnazione è anche sostegno. L’angelo, o meglio, lo Spirito Santo, l’abbraccia totalmente lì dove lei è e le dice: “non temere”, ecco ho ascoltato il tuo cuore, il desiderio e la paura, e ti accolgo così come sei. Ed è rassicurazione: Maria, rassicurata nel suo sentire trova il coraggio di fare quella domanda che le frullava nella mente: “come può mai essere”?
E l’angelo le risponde e lei allora comprende pienamente parole che non sciolgono dubbi, non spiegano tutto, ma dicono di un amore appassionato e sconfinato a cui nessuno saprà resistere.
Questi passi di dialogo sono essenziali nelle nostre coppie e quando ci sono ecco l’incarnazione brillare. Infine l’incarnazione è mistero di libertà: Maria accoglie il Verbo prima nel suo cuore e poi nel suo grembo. C’è il sì della Vergine, e c’è anche il sì del Figlio, che si fa disponibile ad entrare nella storia, ad affacciarsi nella realtà umana per viverla in senso pieno e totale (ha preso corpo dal momento del concepimento e da lì fino alla morte è stato uomo a tutti gli effetti!).
Ci sono allora due libertà, due sì che si incontrano e Gesù e Maria si lanciano l’uno verso l’altra, in un abbraccio che li rende una sola carne.
Non è esente da rischi! Questa scelta comporta per entrambi dei “rischi” perché ciascuno lascia il mondo da cui proviene, le proprie certezze per dare inizio ad una nuova storia, inserita in un modo del tutto particolare nella storia della salvezza. Ed è il viaggio più impegnativo di ognuno di noi verso il pianeta dell’altro/a.
C’è una poesia, tratta dal libro “Parola e mistero”, che, a partire dalla visita di Maria a S.Elisabetta ci può introdurre a legare il mistero dell’incarnazione con la nostra vita di tutti i giorni.
LA VISITA
Shalôm, pace!, disse
Maria, … e dal caldo
grembo della mamma
un bimbo udì la voce
dei Tempi Nuovi
e sussultò di gioia,
e gridò Elisabetta:
Beata te, o Madre
del mio Signore!
… e benedetta tu
Fra le donne!
Maria ristette
come assorta:
Benedetto il SIGNORE,
disse, perché
ha guardato l’umiltà
della sua serva …
… poi si aggiustò
il grembiule
e si mise a servire.
Cosa produce questo amore? La grazia di dirsi e darsi l’amore in modo intimamente condiviso, il servirsi senza musi o frustrazioni. L’imparare a spezzare il pane dell’amore per l’altro, perché sappia nutrirsi, assimilare ciò che il nostro cuore stilla per lui.
Sapersi amare e quindi servire nella gioia del compiere gesti che ci alleano, ci rendono complici e vicini. Allora anche se il peso di questi grava sulle nostre braccia, non renderà mai stanco il nostro cuore.
Maria è una donna che vive nel proprio tempo, che si pone senza riserve a servizio di chi ha bisogno del suo aiuto, infatti non esita a correre dalla cugina “che tutti dicevano sterile” (Lc 1, 36), ma che dopo una lunga attesa è arrivata al sesto mese di gravidanza.
E’ proprio in questo contesto che le sale alle labbra la meravigliosa preghiera del Magnificat (Lc 1, 46-55).
Ma tutta la preghiera del Magnificat non avrebbe senso se lei non avesse accettato di portare nel grembo il Verbo, il Figlio di Dio che prende forma dentro di lei proprio come bimbo.
LA MADRE
S’affrettarono i pastori
nella notte, pellegrini
alla cerca di un presepe
fattosi culla.
Lo trovarono, e ansiosi
chiesero: Donna, è lui
il Salvatore, è lui
il Signore,
il Cristo di Dio?
Annuì la Vergine
e sorrise: E’ vero,
disse, ma ha bisogno
della mamma
il figlio mio …
La notte in cui Gesù nasce, Maria e Giuseppe stringono tra le braccia un esserino minuscolo, e con i pastori contemplano la vulnerabilità di un Dio che si incarna, che si fa straordinariamente bambino, con una sua storia di forte debolezza.
Dio fatto bambino, questa realtà ci porta al cuore dell’amore nuziale: la forza e la fragilità del dono.
Cosa ci dice di Dio la nascita di Gesù? Che Dio è amore, è comunione e si presenta a noi sotto forma di un bambino, ciò che più ha bisogno di comunione sulla terra.
E’ la creatura più sublime che Dio ha desiderato e che ha affidato alle cure della Sacra Famiglia.
Nel momento dell’incarnazione Dio mantiene fede alla promessa di alleanza stretta con il popolo d’Israele, ma non solo. Attraverso l’incarnazione di Gesù Dio chiama ciascuno di noi a mettersi in gioco perché è proprio Lui a mettersi in gioco per primo.
Ciascuno di noi gioca la risposta alla chiamata nella propria libertà, ma noi siamo chiamati a fare ancora un passo ulteriore, perché siamo chiamati a rispondere come coppia!
7 QUALITA’ DELL’AMORE DI MARIA E GIUSEPPE
In particolare lo stile d’amore responsabile di Maria e di Giuseppe attestano sette qualità dell’amore umano-cristiano che sono dono prezioso per gli sposi cristiani di ogni tempo:
– la tempestività nella decisione per opere d’amore (Lc 1,39: «Maria… raggiunse in fretta una città di Giuda»: Mt 2,14: «Giuseppe destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto»);
– il saluto e accoglienza cordiale («Lc 1,40: «Maria.. salutò Elisabetta… Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò…»; Mt 1, 24: «Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa»);
– un dialogo che riconosce il positivo e i doni che ci sono nell’altra persona: (cfr. Lc 1, 42. 45: «Benedetta tu fra le donne… E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore» (cfr. Mt 1, 25);
– un dialogo che si apre alla preghiera (cfr. in particolare il Magnificat: Lc 1, 46-55; l’adesione costante “obbediente” di Giuseppe alla Parola);
– la gioia e la durata, come costanza e concreta dedizione (cfr. Lc 1, 41, 44, 46. 56; Mt 2, 10; 2,23).
Il mistero di Nazareth ci dice che la famiglia è il luogo che accoglie e genera la vita in pienezza. Essa non dona solo la vita fisica, ma apre alla promessa e alla gioia. La famiglia diventa capace di «accogliere» se sa preservare la propria intimità, la storia di ciascuno, le tradizioni familiari, la fiducia nella vita, la speranza nel Signore. La famiglia diventa capace di «generare» quando fa circolare i doni ricevuti, quando custodisce il ritmo dell’esistenza quotidiana tra lavoro e festa, tra affetto e carità, tra impegno e gratuità. Questo è il dono che si riceve in famiglia: custodire e trasmettere la vita, nella coppia e ai figli.
Il mistero di Nazareth è l’insieme di tutti questi legami: la famiglia e la religiosità, le nostre radici e la nostra gente, la vita quotidiana e i sogni per il domani. L’avventura della vita umana parte da ciò che abbiamo ricevuto: la vita, la casa, l’affetto, la lingua, la fede. La nostra umanità è forgiata da una famiglia, con le sue ricchezze e le sue povertà..
SPUNTI DI ATTUALIZZAZIONE DEL MISTERO DELL’INCARNAZIONE NELLA COPPIA
- LA MISSIONE DEL GRANO (cfr Mt 13,24-43): osservatori di stelle e compilatori di censimenti
- DUE CUORI E UNA COMUNITA’ (cfr Mc 6,7-13): non da soli ma non conquistatori di masse.
LORETO 30/09/2018
Nicoletta e Davide Oreglia – diocesi di Mondovì