Prefazione al testo Donna, quanto sei bella! di Salvatore Buccolo, Edizioni Porziuncola

 

Anna si è svegliata stamattina e si sta guardando allo specchio, non ha occhi molto teneri con sé stessa e pensa insistentemente che se fosse nata uomo la sua vita sarebbe stata più facile. Un fisico più forte, niente sbalzi di umore e di ormoni ciclici, forse anche più capacità di organizzazione e di concentrarsi su sé stessa. Se fosse uomo, si dice Anna, non si metterebbe sempre al fondo della lista delle priorità, dopo i figli, il marito, i genitori, il lavoro. Si sente secca, la pelle secca, il corpo secco, il cuore arido. Avrebbe bisogno di una pioggia primaverile che la dissetasse ma non sa se questa arriverà mai nella sua vita e ora pare morta.
Se fossimo anche noi accanto a questa donna potremmo vedere tutte le sue risorse e i frutti che ha generato, il suo aver costruito un ambiente generativo, l’aver fatto crescere sogni e speranze attorno a lei.
Ma ad Anna hanno insegnato che la bellezza del suo essere donna si misura su di un modello costruito per valutare un altro mondo, quello maschile. E in questo modo lei si percepisce manchevole, scarsa, insufficiente. Mai abbastanza forte, mai abbastanza muscolosa, mai abbastanza distaccata. Così, con la sensazione profonda di essere stata imbrogliata si avvia verso il lavoro. E in quella giornata ahimè incontrerà molte conferme di questo strano pensiero che da un po’ la perseguita: sarebbe stato meglio nascere uomo.
Cosa serve ad Anna e forse a tutte le donne? Non solo un incoraggiamento a buon mercato, una pacca sulla spalla. C’è bisogno di sentire il canto della bellezza dell’essere donna. In queste pagine che abbiamo fra le mani ho trovato un sentiero per poterlo fare nella gioia e nella verità. Sono riflessioni in cui si ringrazia, si contempla, senza nostalgie inutili, la donna di oggi che ha un posto speciale nel cuore di Dio e in quello di Maria, proprio per la strada che sta compiendo e anche per le battaglie che continua a fare per avere dignità riconosciuta in teoria e in pratica. Non solo dichiarazioni di intenti ma parità salariale, non solo essere guardata con attenzione, ma poter vivere il suo specifico pienamente nella famiglia, nella società, nella Chiesa.
La sapienza di questo testo nasce dall’ascolto profondo che gli autori fanno della loro vita, tutte accomunate da una stessa qualità: desiderare che chi vive accanto possa crescere nella sua unicità, senza cannibalizzare nessuno.
Così splende la donna in pienezza e lo fa senza spegnere l’uomo, senza aizzare la inutile guerra perpetua fra i sessi. Ciò non vuol dire cancellare la fatica del capirsi nella vita di relazione. Quella resta e resterà perché l’altro è un pianeta sconosciuto verso cui mi metto in viaggio scoprendo così anche il mio essere.
Ma si tratta di un viaggio da fare in modo buono, non solo con la voglia di riscatto, di rivendicazione o di difesa ad oltranza. Piuttosto occorre essere come dei rabdomanti che vanno a caccia di sorgenti e le portano in superficie perché tutti ne possano beneficiare. La scommessa è far emergere il maschile e il femminile con una forza tale da rendere le loro radici ancora più profonde, generando donne libere in pienezza e bellezza. Guardarsi negli occhi fra donne e con gli uomini sarà più bello. Questa è la chiamata della donna che porta a compimento la sua femminilità quale che sia la sua vocazione. Veramente la bellezza della femminilità è un dono grande, che brilla anche grazie a chi segue la vocazione alla vita consacrata che non è mai una rinuncia che abbruttisce ma una altura su cui salire per mostrare a tutti i panorami inediti che vi si scorgono. Non è rinuncia ma incarnazione in modo inedito del mistero di bellezza che incoraggia e sostiene tutti nel cammino della vita.
In questo Maria è una grande fonte di ispirazione, è donna, vergine, sposa, madre attenta all’insieme e ai dettagli. Emblematico il suo atteggiamento a Cana di Galilea quando si accorge della fine del vino. Maria sa tenere nel suo cuore il tutto della festa, custodirne la bellezza, dare impulso e poi lasciare che si generi l’evento. Vede e agisce in modo determinato e discreto, autorevole ma tenera. Attenta ad un dettaglio piccolo piccolo che darà spazio al miracolo.
Di Maria possiamo dire che si dona con generosità anche se non la percepiamo mai svuotata. Sostiene chi vive accanto a Lei, lo ha fatto con Gesù, certamente con Giuseppe, con Elisabetta. E’ un aiuto per crescere, come il lievito nella pasta. Sogna e spera con l’Angelo, ma non perde mai il contatto con la realtà, sente di avere forza ma cresce insieme a tutta la sua famiglia, Giuseppe e Gesù.
Se Anna potesse incontrare Maria si troverebbe ad ascoltare una donna che senza consolazioni a buon mercato le ricorderebbe che nel suo corpo lei ha vissuto grandi doni, che si è scoperta col passare del tempo accogliente ma non per questo perdente, che c’è una vita che sa donare, che può partorire alla vita non solo i figli del grembo ma i cuori di chi le vive accanto, far nascere alla vita e poi far nascere al mondo. Partorire e non trattenere.
Con la reciprocità che nella vita ci fa compiere passi da gigante quando sappiamo scorgere l’essere donna che ci viene sapientemente narrato da un uomo, don Salvatore, che, come il direttore di una orchestra, genera questa bella sinfonia racchiusa nel testo. Da uomo legge il femminile con stima, apprezzandone le sfumature. Leggiamo questo libro come una mappa del tesoro con tanti sentieri tutti da percorrere, scegliamo di iniziare il viaggio e apriamoci ai frutti che porterà.

 

 

Privacy Policy